Xylella fastidiosa fa la sua prima comparsa su piante di vite di 2-30 anni nel 1882, nei dintorni di Anaheim, Contea di Orange, in California.
Nel 1887 oltre 4.000 ettari di vigneti andarono distrutti.
Oggi quasi il 50% delle contee della California sono classificate infette e in alcune aree del sud californiano la coltivazione della vite è praticamente preclusa.
Verso l’America del sud la Xylella si è diffusa in Costa Rica, Paraguay, Brasile e in Argentina.
Al di fuori del continente americano è stata segnalata nel Taiwan e adesso anche in Italia, Francia, Spagna e Iran.
La vite comunque non è l’unico ospite del batterio, infatti quest’ultimo lo troviamo anche in diversi alberi e piante da frutto: arancio, caffè, mandorlo, pesco, albicocco, susino, quercia, olmo e oleandro.
Nel 2013, all’interno di una pianta di oleandro dalla Costa Rica, la Xylella fastidiosa arriva in Italia.
Essa vive nello xilema delle piante e, per essere trasmessa da una pianta ammalata ad una pianta sana, deve essere assunta da un insetto con apparato boccale pungente e succhiante.
A diffondere il batterio in Italia ci ha pensato un banalissimo insetto: la sputacchina Philaenus Spumarius.
Il batterio ha fatto la sua comparsa nell’estate del 2013 e già agli inizi dell’autunno si diffuse in un’area di circa 8.000 ettari.
Una trentina le specie ospiti finora identificate, per lo più piante tipiche del paesaggio mediterraneo: Polygala myrtifolia, Spartium junceum, Calicotome villosa, Helichrysum italicum, Lavandula angustifolia, Cistus monspeliensis, Acacia sp., Fraxinus angustifolia, Lavandula dentata, Nerium oleander, Olea europaea sylvestris, Olea europaea, Polygala mirtifolia, Prunus avium, Prunus domestica, Prunus dulcis, Rosmarinus officinalis e Vitis vinifera).
I risultati delle analisi, presentate alla conferenza europea sulla Xylella (Palma de Mallorca, 13-15 novembre 2017), sembrerebbero evidenziare l’esistenza di una certa variabilità nelle popolazioni esaminate del batterio; variabilità che è apparsa addirittura correlabile con la provenienza degli isolati batterici da specifiche aree salentine.
In relazione a ciò, se consideriamo che ci vuole un certo tempo perché si accumuli un po’ di variabilità, si può supporre che il batterio potrebbe essere arrivato nel Salento molto prima del 2013.
Tutto ciò apre scenari piuttosto preoccupanti: potremmo immaginare che Xylella fastidiosa sia in realtà già presente in molte aree del bacino mediterraneo e che aspetti solo le condizioni ambientali adatte per esplodere e diffondersi. Evidentemente bisognerà riflettere su questo e, nel caso, prepararsi a scenari fitopatologici piuttosto problematici.
Il gigante di Alliste (Lecce) a maggio 2015
Novembre 2017 l’Olivo monumentale (ca. 1500 anni di età) viene colpito dalla Xylella nonostante vari tentativi di salvataggio.
COME RICONOSCERE LE MANIFESTAZIONI DELLA XYLELLA FASTIDIOSA?
Le piante colpite presentano la seguente sintomatologia:
–disseccamenti estesi della chioma che interessavano rami isolati, intere branche e/o l’intera pianta;
–imbrunimenti interni del legno a diversi livelli dei rami più giovani, delle branche e del fusto;
–foglie parzialmente disseccate nella parte apicale e/o marginale.
QUALI SONO I RIMEDI PER SCONFIGGERE LA XYLELLA FASTIDIOSA?
Dentamet riesce a bloccare il patogeno ma i vasi linfatici restano occlusi. La dose del Dentamet è 500 ml x 100 lt di acqua da applicare in 3 momenti dopo aver eliminato e bruciato i rami secchi.
Vi sono 3 applicazioni:
- Fioritura
- Agosto
- OttobreOltre a bloccare la malattia è però necessario stimolare la pianta a produrre nuovi e sani vasi linfatici.
Per questo si consiglia l’utilizzo abbinato a Dentamet del prodotto Vitaseve.Ricapitolando:
Il percorso per bloccare i danni da Xylella e fare rivegetare l’olivo si basa su 2 cardini:
- Bloccare il patogeno con Dentamet
- Ricreare nuovi vasi linfatici che sostituiscono quelli occlusi con Vitaseve.
Per fare questo é necessario:
- Applicare 3 volte Dentamet 500 ml x 100 lt di acqua + Vitaseve 500 ml x 100 lt di acqua.
- Eliminare e bruciare i rami secchi.
- Distribuire sulla chioma di goni pianta dai 2 ai 5 litri di composto
Il Vitaseve si può miscelare e distribuire assieme a Dentamet.